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Parigi, non era destino

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Già di questi tempi, più ottobre che estate ma senza il caldo ostinato di adesso, attaccavo -  in certi pomeriggi dal muso lungo che pioveva e non pioveva -  via Menotti per la salita di san Valentino o per la scorciatoia di scalette e case popolari, e sembrava che il niente che era la mia vita si irrobustisse un poco, e lasciasse il posto al qualcosa. Uscivo lasciando su fb o qui dentro questa casa/blog alcune stente e passeggere paure che diventando di tutti sbiadivano, senza contare che era bello poi sotto leggervi puntuali, grati commenti. Per due anni ho camminato tanto, mangiato poco, amato a caso, dormito soltanto quando impietosivo dio, letto un'enormità. E consumato centinaia di ore di scuola, di radio, sognato la vita che faccio adesso, o meglio quella che farò tra poco, che sarà ci scommetto perfino meglio della speranza. Sono sceso a pesare sessantasei chili, compravo Medioevo, Il Fatto Quotidiano. E ripensavo con discreta, costante ossessione a tutto quello che era stato, alle traiettorie della mia vita, i traslochi, le minuzie equivocate per drammi, e mi dava orrore la prospettiva di morire in questa città. Il parco di viale Trento, con la sua cappa di smog e i malati di mente che ci vanno a correre e se non ti scansi si incazzano era inevitabilmente il mio approdo, l'unica isola di verde - tossico -  alla fine della traversata. Ero anch'io uno degli Uomini persi, come in quel miracolo di canzone che ha scritto uno dei tanti maestri di ferro che non riconosciamo tali, per poi osannarne altri di ruggine. Con ostinazione ripensavo a quando nel '97 avevo cominciato a scrivere e a come mi son fatto prendere la mano, da allora. Prime amanti: le case editrici che ti rubano soldi, mio errore che confesso e diffido tutti dal commettere, perché è come pagare per stare con una donna: indecente. Poi grazie a un'oncia di talento l'approdo a una editrice free, la mia attuale, nel 2011. E camminando per strade note, le strade della gioventù e dell'attesa antica di futuro che oggi è solo memoria, ripensavo ai premi che qualcuno ha avuto la bontà di darmi, e che per vanità al contrario ho stipato nella casa di Itieli. Tengo un po' di più a quello del 2006, vinto per un raccontino esile e seminale: Vent'anni per un bacio. Il premio si chiamava Parole in corsa, primo a Terni, secondo a Roma, alla finale nazionale. Rimediai un weekend a Parigi. Una settimana prima di partire mi ricoverarono per calcoli alla cistifellea: coliche da rendere l'anima. Il viaggio lo regalai a mia sorella e al suo ragazzo. Mentre partivano in treno a me mi aprivano la pancia. E a Parigi per dispetto non ci sono più andato.

Claudio canta "Uomini persi"
https://www.youtube.com/watch?v=IDwcJsX1WSA

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