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Visualizzazione dei post da febbraio, 2014

Chi è di scena?

Un uomo dovrebbe campare due vite, perché quando non c'è più tempo, all'ultimo giorno, possa girare i tacchi, tornare indietro, e ricominciare. Così da fare quello che il destino gli ha proibito: amare la seconda donna più importante della sua vita, mettere al mondo un figlio in più, fare un viaggio sull'Orient Express. O aprire un albergo letterario. Uno ci va, paga la sua stanza, mangia, dorme, si riposa sulle rive di un lago. Se è sportivo fa canottaggio e se è un mandrillo sesso. Ma soprattutto legge. Perché al piano di sopra ci sono le camere ma al pianterreno stanze piene di libri. E non poggiati lì alla rinfusa, come nei mobilifici, dove piazzano finte copie dei Malavoglia sopra i comodini. No, anzi: selezionati per genere e stipati in ambienti monografici: giallo/noir, sentimentali, erotici, storici, avventurosi. Questo mi piacerebbe fare, in una seconda vita. Ne avevo già una vaga intenzione prima di leggere il romanzo di Viviana Picchiarelli - La locanda delle e

Cosa ci salva la vita

Era in giorni come questo, al ritorno del sole dopo settimane di pioggia, che mi sedevo sul cornicione della mia finestra e guardavo Narni. Era pulita come un bambino dopo il bagnetto, le macchine andavano piano sull'asfalto scivoloso, alla curva della Memoria si formavano sempre, per terra, cerchi concentrici di acqua a colori che appena il sole arroventava evaporavano. Mettevo sul giradischi un vinile malinconico e aprivo un libro, lì a cavalcioni, a quindici metri d'altezza. O, nella stessa posizione, facevo i tre accordi di chitarra che avevo imparato, sempre quelli, fino a che i polpastrelli non indolenzivano. Se il carnevale finiva a ridosso della primavera -  non riuscendo a corteggiarla per una questione di giorni e si ritirava come si ritira un amante senza coraggio -  gli schiamazzi dei bambini in maschera si confondevano col suono delle chiarine e i tonfi dei tamburi: i costumanti provavano già, in abiti moderni, il grande spettacolo del corteo storico. Picchiavano

Trentacinque anni fa, sabato sera

Il sabato sera non è un giorno come gli altri, è un alieno, una gita dentro un mondo perfetto. Il sabato sera di quand'ero ragazzino sembrava che smettessi per tutti di essere di troppo e diventassi il centro dell'attenzione. Non so perché succedeva e magari non succedeva davvero : era solo una mia impressione. Che ero di troppo, dico. Sta di fatto che alle sei di pomeriggio andavo a messa con mia madre, mia nonna e mia zia, al duomo di Narni. Loro dicevano che se fossero arrivate solo un po' in ritardo e comunque prima dell'inizio della predica, la messa  poteva considerarsi presa . Altrimenti toccava ritornare a quella solenne della mattina di domenica e a mia madre seccava. Mi annoiavo, anche se la voce di don Giovanni Zanellato era gagliarda e rimbombava tra le navate, mentre qualche vecchia, nei banchi in fondo, bigottava che il prete veneziano avesse più d'una spasimante, bello com'era anche in là con gli anni. Avevo fatto il callo alle lungaggini: sapevo

Ho insegnato a mia figlia la malinconia

Ho insegnato a mia figlia la malinconia, fin da piccola. E forse ho fatto male. Non vorrei che da adulta vivesse la stessa mia vita cordialmente scontrosa e trovasse negli oggetti del passato, nei posti abitati un tempo, motivo di rimpianto. Ma ce l'abbiamo nel sangue, queste tossine di memoria, e non riusciamo a espellerle, né io né lei, me ne accorgo dai discorsi che mi fa già adesso. Camminavamo nel giardino di un paese di collina, nove, dieci anni fa. Avrà avuto tre anni. Era febbraio, le stesse sciabolate di freddo di ora, lei imbacuccata e ritrosa alla sciarpa, io a coprirla per non sentire poi i rimproveri della madre. Uno slargo rotondo di cemento e in mezzo uno spicchio di luna, disegnato per terra. Se andavamo in quel giardino, finiva sempre lì sopra perché sotto è vuoto e la voce faceva un'eco sorda: ci si divertiva. Io intanto le parlavo della madre che ci aspettava a casa, - ci aveva cacciati amorevolmente due ore prima per sfaccendare - di quante battaglie avevam