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Visualizzazione dei post da novembre, 2012

La diet coke e il lupo mannaro (racconto)

La fila allo sportello è lunga, può darsi qualcuno finisca per mollare. Sono qui da quaranta minuti, lo sportello deve ancora aprire, ho in mano il mio numerino di carta bianco e arancio che ho arrotolato già mille volte tra le dita. L'ho messo tra le labbra, come una foglia di tabacco. Aspetto invano che qualcuno mi dica di andarla a fumare fuori. Ho controllato i messaggi al cellulare: sono quelli di ieri, nessuno scrive a chi è in coda a uno sportello. Davanti a me due vecchi parlano di prostata, acidi urici, glicemia. Io spero di arrivarci alla loro età per poter discutere dei miei acciacchi con un coetaneo. Apre lo sportello. Una donna incinta passa davanti a tutti. Un tipo segaligno, con un ragazzino incappottato e smunto per mano, dice di avere la precedenza per via del bambino che deve portare a scuola. Sulla destra una signora bassa con un cappello che sembra un serpente acciambellato mi pianta un gomito nelle costole, si mette davanti, domanda con voce acidula: "

Il principe misantropo

Non avvicinatevi a Francesco, non toccatelo, non chiedetegli di firmare i vostri dischi, non domandategli di spiegarvi una vecchia canzone. Lui è fatto così. Lo ammette lui stesso, senza mezzi termini. Francesco ha un cognome famoso: De Gregori, per brevità chiamato artista, come raccontava  quattro anni fa, con l'album precedente. Ora torna con Sulla strada , nove canzoni ispirate, senza particolari guizzi (tranne in un caso) e senza infamia, con echi di Titanic ( Ragazza del '95 ), di Pezzi ( Belle epoque ), di Calypsos ( Falso movimento ) e collaborazioni di vaglia con Malyka Ayane e Nicola Piovani. Frasi poetiche sempre convincenti, talora sorprendenti tanto che risalta una volta di più il talento letterario del Principe che non quello musicale, un po' appiattito negli anni dopo l'ispirazione magnifica della prima parte della carriera. Un album di maniera non è necessariamente un album da disprezzare. Non è Viva l'Italia , non è Scacchi e tarocchi e nemmen

L'ospite notturno (racconto)

Le 5 e 17 di mattina, non è più notte non è ancora giorno. Mi sveglio di colpo, uno strappo netto dal sonno. L'ombra di un uomo s'aggira per la stanza, cerca di non far rumore, di non urtare i mobili. Si ferma davanti al letto matrimoniale, ne sfiora le sponde con le mani; è scalzo, lo capisco dai suoi passi: attutiti, felpati, come di gatto. Non è un ladro, avrebbe già colpito. Chi è? Che cosa vuole? Osserva me e mia moglie dormire - non capisco con quali intenzioni - in questa mattina presto d'agosto. Siamo in vacanza, io e Lina: sette giorni di noia dopo un anno di lavoro. L'appartamento al mare è troppo sulla strada: chiasso di motori e adolescenti ubriachi che sbraitano fino a tardi. La settimana ventura saremo ai ferri corti, questo viaggio è l'ultima speranza. Il nostro matrimonio si è sfasciato come una macchina che perde i pezzi. Non di schianto, no; piuttosto, un poco alla volta, con noncuranza. Invecchia male, come noi. Logoro come lo sfilacciato mare

Più di una volta non sono capace (racconto)

Tu a cosa pensi prima di dormire? Io a due cose, soprattutto: una se sto sul fianco sinistro, una se sto su quello destro. Se mi appoggio sul fianco sinistro, in modo che la testa stia ben riparata dietro la campana della plastica, ricordo Monica che sta a Tirana, il pane che impastavamo alle cinque del mattino, il forno aperto la domenica fino all'una e mezza, il russo che ogni due giorni veniva a comprare due brioches all'olio e che in dieci anni avrà detto cinquanta parole: cinque all'anno. Si chiamava Piotr, non era scortese. Solo, non parlava mai. Se mi sposto sul fianco destro devo allungarmi dalla parte opposta perché non mi va di avere il muro davanti alla faccia. I piedi vanno allora dove prima stava la testa, la testa al posto dei piedi, sopra i cartoni schiacciati di latte e sigarette. Sul fianco destro ripenso ad Alina. Ci andavamo a nascondere nella palestra dove lei insegnava educazione fisica ai ragazzini delle medie. Stavamo lì la domenica pomeriggio, qua