Poesia, filosofia, umorismo. Tre benedizioni per l'umanità. Ohi, certa filosofia, almeno; e certa poesia; e l'umorismo di un certo tipo. Capita che in determinati momenti della vita trovi quello di cui più hai bisogno. E dentro ci stanno proprio quelle tre benedizioni. Magari senza che stavi a cercarlo, magari senza meritarlo. E magari quel qualcosa è un libro che non pensavi fosse così ganzo. E geniale, dove per geniale si intende che ti va a genio come nessun altro per il tempo pieno di dolore, speranze e progetti che vivi. Un tempo contraddittorio, insomma, dove accanto al peso spaventoso del dovere di (r)esistere senza di lei, c'è il sollievo del coro di amici vecchi e nuovi che ti danno man forte, e tifano per te.
Ma non divaghiamo, vengo al punto: ho scoperto un libro a fumetti formidabile: Il primo grande libro di A panda piace, di Giacomo Keison Bevilacqua. Strip, racconti, storie intime di ansia, solitudine, linee della vita che si intrecciano e separano, idiosincrasie, insonnie, partenze e ritorni, ragazze sognate, social network, nodi gordiani. E dietro ogni disegno apparentemente semplice, il sospetto che si nasconda uno studio complesso e stratificato di prove, oceani di fogli accartocciati e cestinati, ripensamenti, tentennamenti, mattine di euforia e pomeriggi di depressione. Fino a che l'autore non ha trovato il linguaggio migliore, il personaggio ideale, la sintesi perfetta per raccontarsi. Un'opera divisa in tre capitoli (L'Avatar, Il Trittico e I Racconti) in cui compaiono qua e là sentimenti cui dovremmo fare più spazio nella nostra vita, come l'amicizia; o concetti cui dovremmo assegnare più valore, come la dignità; o atteggiamenti che stimiamo negativi e magari non lo sono, non del tutto almeno, come la timidezza. Un libro realmente per tutti, lettori di fumetti e lettori di libri senza immagini. Ho sempre sostenuto che una persona intelligente legge gli uni e gli altri senza snobbare nulla, scegliendo solo in base alla qualità. E nel Panda, di qualità ne trovate quanta ne volete. E vi affezionerete a lui, e magari cercherete in edicola anche il periodico, pubblicato, come il libro, da Panini Comics. Io che ho amato tutta la vita i Peanuts, Mafalda e Lupo Alberto, ora ho un amico di carta in più. Leggerlo, ridere di lui che impacciato si barcamena nella vita, sarà esser capace di ridere un po' più di me stesso, spingendo la sofferenza nell'angolo. Un sistema - non trascurabile - per sentirsi un po' meno soli in questa traversata verso chissà che.
Ma non divaghiamo, vengo al punto: ho scoperto un libro a fumetti formidabile: Il primo grande libro di A panda piace, di Giacomo Keison Bevilacqua. Strip, racconti, storie intime di ansia, solitudine, linee della vita che si intrecciano e separano, idiosincrasie, insonnie, partenze e ritorni, ragazze sognate, social network, nodi gordiani. E dietro ogni disegno apparentemente semplice, il sospetto che si nasconda uno studio complesso e stratificato di prove, oceani di fogli accartocciati e cestinati, ripensamenti, tentennamenti, mattine di euforia e pomeriggi di depressione. Fino a che l'autore non ha trovato il linguaggio migliore, il personaggio ideale, la sintesi perfetta per raccontarsi. Un'opera divisa in tre capitoli (L'Avatar, Il Trittico e I Racconti) in cui compaiono qua e là sentimenti cui dovremmo fare più spazio nella nostra vita, come l'amicizia; o concetti cui dovremmo assegnare più valore, come la dignità; o atteggiamenti che stimiamo negativi e magari non lo sono, non del tutto almeno, come la timidezza. Un libro realmente per tutti, lettori di fumetti e lettori di libri senza immagini. Ho sempre sostenuto che una persona intelligente legge gli uni e gli altri senza snobbare nulla, scegliendo solo in base alla qualità. E nel Panda, di qualità ne trovate quanta ne volete. E vi affezionerete a lui, e magari cercherete in edicola anche il periodico, pubblicato, come il libro, da Panini Comics. Io che ho amato tutta la vita i Peanuts, Mafalda e Lupo Alberto, ora ho un amico di carta in più. Leggerlo, ridere di lui che impacciato si barcamena nella vita, sarà esser capace di ridere un po' più di me stesso, spingendo la sofferenza nell'angolo. Un sistema - non trascurabile - per sentirsi un po' meno soli in questa traversata verso chissà che.
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